Carissimi amici il Programma è il cuore di qualunque movimento, in questa pagina ho voluto inserirlo tutto per poterlo consultare immediatamente nei suoi vari argomenti, è possibile anche scaricarlo in formato PDF direttamente dal sito di Ornella ( nella foto sotto con Paul Ginsborg )



COMUNE DI FIRENZE

ELEZIONI COMUNALI 12-13 GIUGNO 2004
PROGRAMMA ELETTORALE........................

DELLA CANDIDATA ALLA CARICA DI SINDACO

ORNELLA DE ZORDO





Le forze politiche e i gruppi della società civile organizzata che si riconoscono nella candidatura di Ornella De Zordo a sindaco di Firenze, condividendo appieno i principi ispiratori della “Carta del Nuovo Municipio”, si impegnano preliminarmente ad aderire alla Rete dei Nuovi Municipi. In particolare, intendono attivare “costituenti di processi partecipativi strutturati” e istituti di partecipazione a carattere decisionale come forma ordinaria di governo, in una visione di “democrazia sostanziale, includente, attiva”, con l’intento di restituire il diritto di parola ai cittadini e alle cittadine collocandoli al centro dell’iniziativa politica. Vogliamo un Comune moderno che diventi davvero un Nuovo Municipio, dove sia favorita “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (art. 118 della Costituzione); vogliamo un Comune dove sia attivo l’ascolto dei soggetti più deboli (bambini, anziani, immigrati) e dove si pratichi l’estensione della rappresentanza di genere e il confronto con le esperienze di autorganizzazione degli abitanti nel territorio. Centrale nel nostro programma è “il ripudio della guerra e di ogni altra forma di violenza esercitata nei confronti di Stati, popoli, gruppi etnici e singoli individui” (“Carta del Nuovo Municipio”). Ci impegniamo dunque a sostenere i principi della pace, della sostenibilità ecologica, dell’equità sociale e della trasparenza nelle decisioni. Siamo convinti che, in questo quadro e con questi riferimenti, Firenze abbia le energie e le capacità progettuali per proporsi come esperienza avanzata in sede locale ma anche con rilevanti riflessi e interazioni verso il mondo di cui fa parte. Il nostro programma assume la democrazia di genere come elemento caratteristico di tutti i suoi punti.
Siamo convinti che per affermare nella pratica questi principi ci sia bisogno di una struttura amministrativa adeguata: la necessaria politica di “sobrietà” e di contenimento delle spese non coincide, anzi per molti aspetti contraddice le caratteristiche del “comune leggero” che in particolare la presente amministrazione ha pervicacemente perseguito.
Infatti si è provveduto nel tempo ad una progressiva spoliazione delle competenze dirette del Comune con un ricorso massiccio alle esternalizzazioni e/o privatizzazioni secondo una logica, che non condividiamo, per cui la gestione da parte di privati costituirebbe un salto di qualità rispetto alla diretta gestione del soggetto pubblico. Parallelamente si è proceduto ad un uso massiccio e crescente delle consulenze e degli incarichi esterni, che hanno assommato nel corso del 2003 ad oltre 24 milioni di Euro.
Siamo convinti che la strada da seguire sia diversa e per molti versi opposta:
&Mac183; perseguire la riacquisizione della gestione pubblica diretta dei servizi che sono stati in vario modo spostati all’esterno, di fatto consegnandoli a logiche di mercato che quasi mai si coniugano con l’interesse pubblico: i principali settori interessati, ma non sono i soli, sono l’acqua, la casa, la riscossione delle entrate, la manutenzione.
&Mac183; effettuare una ricognizione della pianta organica del Comune, per poter conseguire una effettiva razionalizzazione delle competenze e delle dotazioni di personale, che abbia come punti cardine la valorizzazione delle competenze interne, il non utilizzo di contratti atipici e la lotta al precariato, la trasparenza nelle assunzioni, una qualità del servizio da valutare anche in base al grado di soddisfazione degli utenti.
Una amministrazione che si apre alla città istituendo e sostenendo percorsi di partecipazione, e una città che assume una nuova presenza e nuove responsabilità nel sentire finalmente la cosa pubblica come patrimonio di ognuno e di tutti, disegnano uno scenario innovativo, in cui la presenza disponibile e dialogante della gestione pubblica dei servizi essenziali è a nostro parere indispensabile.

FIRENZE CITTA’ APERTA, DELLA PACE, DELLA PARTECIPAZIONE E DELL’ACCOGLIENZA

Firenze ha dimostrato di avere le energie e le progettualità per proporsi come esperienza avanzata in un percorso di effettiva apertura, verso il mondo di cui fa parte, così come verso coloro che la abitano.

Pace, solidarietà e nonviolenza

Siamo convinti che per costruire un futuro di pace non ci si possa limitare a lavorare in campo internazionale o locale sul piano di una pur necessaria ricerca di modi alternativi alla guerra e alla violenza per la risoluzione dei conflitti, ma che si debba operare a tutto campo per affermare una cultura dell’accettazione delle diversità, per raggiungere una maggiore equità nella distribuzione delle ricchezze e nell’accesso a beni e servizi, per affermare una coscienza critica nel campo della produzione e del consumo di merci, per ricercare una sostenibilità ambientale delle nostre azioni che ci consenta di vivere in pace con la natura. Per questo il tema della pace è il filo sottile ma tenace che lega tutto il nostro programma, nei pur differenti temi affrontati.
Riteniamo indispensabile che l’impegno di una città che vuole farsi operatrice di pace si esplichi anche in decise prese di posizione nei confronti della politica estera del paese, in relazione alle diverse situazioni che stiamo vivendo: in particolare in questa fase dobbiamo farci portatori e testimoni dell’istanza di ritiro immediato delle truppe italiane dall’Irak, come della decisa richiesta di inserire nella costituzione europea il ripudio della guerra come soluzione delle controversie internazionali.
Nello specifico, per riprendere l’antica vocazione di promozione nel mondo della pace, della solidarietà e della non violenza, proponiamo l’istituzione di un Ufficio Pace, con mezzi e risorse adeguate, per promuovere iniziative nel campo della cultura della pace, dei diritti, che coordini e valorizzi il servizio civile e il volontariato, che si metta in rete con città italiane, europee e mondiali per la realizzazione di progetti condivisi.
Crediamo nello sviluppo della diplomazia dal basso, e ci proponiamo di elaborare in modo collettivo e partecipato una Carta dei diritti e degli impegni dei cittadini operatori di pace, in coerenza con la “Carta europea dei diritti dell’uomo nella città”, che coinvolga i singoli cittadini perché ognuno si senta protagonista nel garantire i diritti di tutti.
Dichiariamo Firenze città libera da armi di sterminio di massa, comprendendovi anche le armi leggere (come proposto da Kofi Annan), e ci impegniamo a dare un sostegno fattivo alla chiusura di Camp Darby e per la sua riconversione per usi civili, e aprire un confronto per la riconversione per usi civili delle imprese locali produttrici di armi e strumenti per le forze armate.
I rapporti che l’Amministrazione ha con gli istituti di credito presenti sul territorio devono essere indirizzati a privilegiare quei soggetti che non sono coinvolti in investimenti nel campo degli armamenti, aderendo alla campagna “banche armate”.
Riteniamo che si debbano promuovere e rafforzare le iniziative di cooperazione decentrata, con Provincia e Regione, per dare il nostro contributo ad un necessario riequilibrio fra nord e sud del mondo, e per superare le attuali strutturali iniquità in termini di accesso e consumo delle risorse, prodotte dal modello di sviluppo neoliberista.


Democrazia e partecipazione

La democrazia va difesa attivamente sul terreno della giustizia e della liberta' di informazione, va valorizzata ed ampliata in termini di democrazia partecipativa e di accesso effettivo di tutti i/le cittadini/e ai processi decisionali, per inaugurare una nuova stagione di democrazia attiva in cui l’emergente richiesta di nuovo protagonismo sociale trovi uno sbocco positivo.
E’ indispensabile una decisa azione nel campo della pubblica amministrazione in favore della massima trasparenza per ogni incarico di responsabilità, contro ogni conflitto di interessi e ogni ipotesi di corruzione. Ci proponiamo di garantire un sostegno attivo all’informazione locale indipendente, giornali e strumenti di informazione autoprodotti, radio locali, tv di strada o di quartiere.
Riteniamo centrale per il rinnovamento di cui la politica cittadina ha bisogno stabilire regole, percorsi e meccanismi che favoriscano effettive pratiche di democrazia partecipativa: la democrazia partecipativa, che non si sostituisce alla democrazia rappresentativa, si pratica garantendo a tutti il diritto di espressione non solo nella individuazione dei problemi, ma anche nella costruzione condivisa delle soluzioni. Questo percorso, faticoso ma vitale e necessario, può essere applicato alle decisioni da adottare per quanto riguarda le trasformazioni urbane (utilizzo di aree dismesse, modifiche della viabilità, organizzazione di spazi pubblici come piazze e giardini), per l’organizzazione e la distribuzione dei servizi (gli utenti sono i primi a conoscere le necessità quotidiane, e un percorso partecipato e quindi una decisione condivisa può consentire di evitare le sempre più frequenti contrapposizioni fra diversi gruppi di cittadini e fra questi e l’amministrazione), per decidere le priorità di investimento di una certa quota del bilancio comunale attraverso il bilancio partecipato.
Per questo ci proponiamo l’immediata adesione del comune di Firenze alla Rete dei Nuovi Municipi ed il rispetto della Carta di intenti, che riguarda la sostenibilità, l’accoglienza, la partecipazione, il decentramento, la valorizzazione delle economie locali, lo sviluppo del terzo settore e del protagonismo associativo, la difesa del patrimonio storico culturale.
Sono necessarie modifiche allo Statuto comunale, sia per garantire i poteri di controllo del Consiglio Comunale, sia per inserire le modalità attuative con cui Consiglio, Sindaco, Giunta e cittadini/e promuovono i luoghi e le forme di consultazione e partecipazione diffusa, per conseguire un allargamento della sfera pubblica, stimolare l’assunzione di responsabilità collettive, ricercare il confronto costante e l’elaborazione comune con l'associazionismo, con singoli cittadini, con i movimenti; Le istituzioni devono investire nella vitalità di una sfera pubblica più ampia, valorizzando così il senso d'appartenenza e la responsabilità verso la cosa pubblica.
Riteniamo che si debba procedere ad un ampliamento del numero dei Quartieri (vedi ad esempio Q.5), potenziando il decentramento funzionale (servizi demografici, Uffici Relazioni con il Pubblico), e attribuendo deleghe effettive per la gestione di aspetti fondamentali per la vita del quartiere stesso (assetto urbano, sviluppo economico, cultura, ecc.); a ridefinire l’area dei poteri consultivi obbligatori, in particolare nel campo delle scelte urbanistiche anche in relazione al riutilizzo dei grandi contenitori.
Crediamo che il ridare voce ai cittadini e alle cittadine sulle scelte che li riguardano stimolando la progettualità “dal basso” possa trovare una forma efficace nell’istituzione di Laboratori permanenti di rione per realizzare momenti e azioni di progettazione partecipata, riguardanti specifici ambiti di trasformazione e riorganizzazione dei diversi luoghi in cui vivono, e di sperimentazione della gestione diretta dei luoghi stessi verso forme di democrazia attiva.
Per quanto riguarda l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione proponiamo una Riprogettazione della rete civica partendo dall'analisi dei bisogni sociali (partecipazione, specifici processi decisionali, ecc.), un'analisi che non può prescindere dal confronto aperto con gli utenti e mettendo in atto ogni sforzo per combattere l'esclusione dall'uso competente delle stesse tecnologie, sia attraverso programmi di alfabetizzazione informatica, che attraverso adeguate politiche dell'accesso ai mezzi. L’adozione di free software a livello di struttura comunale e di aziende municipalizzate e partecipate è un ulteriore elemento da incentivare, così come l’attivazione di progetti di cooperazione applicativa e di scambio di dati fra amministrazioni. E’ necessario accrescere il numero degli uffici relazioni con il pubblico, e trasformarli in una rete territoriale di punti ad accesso alla rete aperti, di sostegno allo sviluppo di progettualità per realtà esterne, co-progettati con le esperienze associative presenti sul territorio (associazioni e gruppi informali sorti sui temi del rapporto fra nuove tecnologie e genere, diritti civili e sociali, libertà d'informazione, difesa della privacy, creatività), ma anche in collegamento con la rete delle istituzioni scolastiche, dei centri anziani, dei centri giovanili e delle esperienze di partecipazione civica.


Diritto di cittadinanza, accoglienza e politiche antirazziste

La politica dell’amministrazione deve essere in tutti i settori ispirata a rigorosa coerenza nel favorire l’accoglienza e l’inclusione, nell’incoraggiare la partecipazione, nel contrastare la discriminazione, nel garantire la tutela dei diritti civili, politici e sociali di tutte le cittadine e di tutti i cittadini presenti a qualunque titolo sul territorio. Ci impegniamo a contrastare la costruzione di Centri di Permanenza Temporanea (CPT) sul territorio e a superare i campi nomadi con soluzioni abitative adeguate e non emarginanti. Contro ogni discriminazione proponiamo l’istituzione di Centri e Osservatori per monitorare e raccogliere casi di negazione dei diritti, nonché a fornire assistenza legale alle vittime di tali discriminazioni. Per favorire l’integrazione e l’interazione ci impegniamo a sviluppare il confronto interculturale con l’istituzione di Laboratori della convivenza in collaborazione con l’associazionismo; a sviluppare progetti pilota di educazione interculturale nelle scuole; ad effettuare o incoraggiare politiche di controinformazione nei settori «critici» (vedi il carcere) e a mettere in atto pratiche atte a contrastare la cultura di criminalizzazione creata dall’ossessione per la sicurezza. Per garantire la tutela dei diritti ci proponiamo di diffondere presso le cittadine e i cittadini stranieri una adeguata informazione, di potenziare l’uso dei mediatori linguistici e a prevedere, nell’ambito dell’ufficio del difensore civico, la presenza di una figura specifica esperta dei problemi legati all’immigrazione. Sempre in materia di tutela dei diritti, ci impegniamo a facilitare il percorso per ottenere la residenza da parte di tutti i cittadini muniti a qualsiasi titolo di permesso di soggiorno; a facilitare il pieno godimento dei diritti fondamentali della persona (casa, sanità, istruzione, culto), anche rimuovendo gli ostacoli di carattere culturale; a superare la marginalità e l’esclusione, anche garantendo spazi vitali e sociali per i cittadini e le cittadine senza fissa dimora, nel rispetto della loro dignità e dei loro desideri. Un capitolo a parte riguarda la situazione delle donne, specie per quanto riguarda alcuni speciali ambiti lavorativi. Ad esempio: particolare attenzione dovrà essere dedicata alla situazione del lavoro di cura che, per le condizioni particolari in cui viene svolto, rischia di innescare processi di sfruttamento. A questo proposito, intendiamo utilizzare la ricerca svolta da associazioni femminili di immigrate (vedi «Punto di partenza»), che hanno suggerito politiche ad hoc di tutela delle lavoratrici progettando un nuovo modo di fare welfare e una diversa organizzazione del lavoro di cura, mettendo loro a disposizione tutti i mezzi atti a realizzarla.



LA CITTA’ E IL SUO FUTURO: VIVIBILITA’, ASSETTO URBANO, SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

Firenze può progettare e costruire il futuro insieme ai cittadini e alle cittadine, investendo in un progetto locale che diventa sociale e politico, per la riconquista di un mondo plurale fatto di relazioni fra essere umano, ambiente e storia, contrastando le spinte distruttive di uno “sviluppo” solo quantitativo, che calpesta gli equilibri naturali, i diritti dei soggetti più deboli, il tessuto di relazioni sociali.


Città vivibile, città di tutti
Vogliamo una Firenze capace di offrire riconoscimento e opportunità di vita per tutte le cittadine e i cittadini, indipendentemente dalle differenze di età, abilità fisica, colore della pelle, religione, stile di vita, genere, orientamento sessuale, partendo in primo luogo dai gruppi più deboli, non rappresentati e tradizionalmente esclusi dalla vita politica e sociale.
Una particolare attenzione deve essere posta nel costruire una città a misura di bambini: perché pensiamo che la formazione passi nella vita quotidiana come a scuola, e perché sappiamo che una città che va bene per i bambini va bene per tutti.
Dobbiamo realizzare perciò una corretta accessibilità (percorsi sicuri casa-scuola, spazi gioco, tenere presente la dimensione “bambino” nella progettazione dello spazio urbano), favorire percorsi educativi in collaborazione con la scuola dell’infanzia che puntino sull’acquisizione dell’autonomia, sull’accesso e la conoscenza dei linguaggi espressivi (in particolare le espressioni della multimedialità e del linguaggio televisivo), sulle diversità, sui consumi.
Vogliamo una città dove i giovani non siano più dei clandestini, ma dei soggetti pienamente riconosciuti, dove possano trovare spazi di vita, di aggregazione e di ascolto per sviluppare appieno le proprie aspirazioni, le proprie capacità creative, fuori dalle imposizioni e le manipolazioni dell’industria del consumo, favorendo le forme di autorganizzazione.
In una città che ha nella ricchezza del tessuto associativo uno dei punti di forza della convivenza civile, l'amministrazione ha il dovere di sostenere queste esperienze, non solo in termini di risorse, ma soprattutto di spazi e di collaborazione.
L’aggregazione e la socialità sono attualmente affidate quasi esclusivamente al settore privato, con alti costi ed una limitata offerta culturale, l’amministrazione deve impegnarsi a favorire iniziative e spazi di socializzazione non necessariamente legati al consumo, e considerare le esperienze di spazi autogestiti come ricchezza da valorizzare.
Come esempi di incentivazione della vitalità cittadina possiamo pensare alla dimensione musicale della città, che manca totalmente di una struttura in cui ospitare concerti che non sia un teatro o spazi destinati ad altro e quindi inadatti, ma anche di piccoli spazi diffusi a disposizione di musicisti e gruppi per la crescita e l’espressione delle tante realtà musicali cittadine. Un altro aspetto importante è quello della creazione di spazi diffusi per attività sportive rivolte a tutti, non agonistiche, e che potrebbero essere realizzati in maniera decentrata senza bisogno di prevedere strutture particolarmente impegnative e costose.
Le politiche di gestione dei luoghi urbani devono rendere vivibili tutti gli spazi pubblici, sia nelle periferie che in un centro storico da vivere come risorsa e non come museo, in modo da permettere forme libere e gratuite di aggregazione (in tal senso andrebbero incentivate forme di trasporto pubblico anche notturno, per agevolare la mobilità dei/delle cittadini/e tutelandone la sicurezza): al contrario di un concetto di sicurezza di stampo repressivo e conservatore, pensiamo ad un’idea di sicurezza che non coincide con il divieto di vivere la città ma al contrario è garantita da una presenza attiva nello spazio pubblico.


Urbanistica condivisa e sostenibile
Governare una città significa scegliere tra priorità diverse, decidere dove concentrare le risorse e le energie. Crediamo che, ad oggi, il motore della ricchezza venga ancora collocato nel campo degli interessi economici forti e consolidati (turismo di massa, blocco commerciale, industria edilizia) e che tutti gli altri campi di intervento siano considerati minori e di contorno. Proprio le grandi città europee dimostrano che il risanamento ambientale, la riqualificazione della città esistente, non sono delle tristi incombenze dell'amministrazione ma invece delle occasioni formidabili di creazione di ricchezza sociale, di sviluppo, di occupazione.
Occorre innanzitutto reimpostare il nuovo Piano Strutturale su meccanismi di partecipazione e su principi di compatibilità ambientale, tutela effettiva del centro storico, riqualificazione delle periferie, difesa dei diritti a partire dalle priorità del diritto alla casa, della creazione di spazi pubblici di relazione e aggregazione, del riequilibrio sociale e ambientale dei carichi urbanistici.
Si deve operare un radicale riequilibrio fra convenienza privata e interessi pubblici nella trasformazione delle aree dismesse o comunque strategiche, che oggi è tutto spostato a premiare la rendita e il profitto dei grandi investitori. Casi emblematici possono essere ad esempio l’area Longinotti, in cui una diversa scala di priorità ha di fatto portato alla non conciliabilità del conflitto, con conseguente allontanamento di una interessante e vitale esperienza di aggregazione e socializzazione non solo giovanile, e di fruizione culturale autogestita, per far posto all’ennesimo centro commerciale;
la Manifattura Tabacchi, per cui si dovrebbe far luce sulla correttezza procedurale ma ancor più politica della scelta di non acquisizione da parte del Comune nonostante un Protocollo d’intesa ne ipotizzasse la sua utilizzazione come “cittadella della cultura”.
Nel caso della Fortezza da basso è da escludere il previsto raddoppio degli spazi espositivi, sia per allentare una morsa speculativa che aggredisce anche i principali monumenti, sia per non congestionare ulteriormente un punto nevralgico del sistema della mobilità. Occorre al contrario prevedere una rete di spazi con funzioni espositive anche decentrati: non condividiamo l’idea di realizzare un centro fieristico a ridosso del centro storico per problemi logistici, di opportunità, di carichi urbanistici, di continua sottrazione di parti della città ad una libera fruizione, e riteniamo opportuno valutare una sua diversa e più idonea collocazione.
I grandi contenitori che si renderanno liberi nel centro storico devono essere destinati ad attività che rafforzano il tessuto sociale e collettivo: ritorno alla residenza laddove compatibile con i caratteri architettonici, artigianato di qualità e commercio di vicinato, attività culturali e aggregative. Due soli esempi, l’edificio della Nazione, in via di progressiva dismissione, e l’attuale sede del Tribunale: non possono diventare ancora una volta multisale, alberghi di lusso, gallerie commerciali.
Occorre predisporre una rigorosa disciplina delle destinazioni d’uso, in particolare per il centro storico, per evitare l’aggravarsi dei fenomeni di espulsione di residenza, e la scomparsa di negozi storici, piccole botteghe, laboratori artigiani per far posto alle griffe della “città vetrina” e del franchising.
Ci proponiamo di operare un blocco nella realizzazione di nuovi centri commerciali, anche e soprattutto nelle aree dismesse da recuperare, valorizzando invece i centri commerciali naturali favorendo l’autorganizzazione dei negozianti di strade o comparti particolarmente vocati, e puntando anche sulla compresenza di prodotti locali e/o del commercio equo e solidale.
E’ necessario prevedere un blocco delle nuove previsioni di occupazione di suolo non ancora urbanizzato, in particolare rivedere drasticamente le previsioni per l’area di Castello (1.400.000 metri cubi), realizzare il parco della piana come previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, e valorizzare ogni residua area verde presente nel territorio come presidio ambientale indispensabile.



Mobilità sostenibile
Un desiderio che si chiama tram … e trasporti pubblici, piste ciclabili, percorsi pedonali…
L’obiettivo principale e ineludibile è quello di sviluppanre un sistema pubblico di trasporto efficiente e una mobilità alternativa all’auto, operando una riduzione del traffico veicolare privato,.
Per questo proponiamo la cancellazione delle previsioni di circonvallazione nord (“tubone” o “ecovia”), in quanto presuppone un enorme costo economico ed ambientale e riguarda solo – e favorisce – il traffico veicolare privato. Dobbiamo puntare invece sullo sviluppo del trasporto pubblico: potenziamento del ruolo delle aziende che operano nel settore mantenendo e rafforzando le caratteristiche di soggetto pubblico, evitando ogni ipotesi di privatizzazione, esternalizzazione, frantumazione. Deve essere studiata una riorganizzazione delle linee dei bus urbani e un loro potenziamento, a partire dalla realizzazione di nuove corsie preferenziali, in particolare nelle periferie e su direttrici strategiche.
E’ inoltre necessario sviluppare una mobilità alternativa: per innalzare significativamente la quota di spostamenti in bicicletta (dall’attuale 3% circa ad oltre il 10%) si deve creare una rete di piste ciclabili interconnesse che in pochi anni può arrivare allo sviluppo di 100 km (ad esempio individuando direttrici di penetrazione centro – periferia e collegamenti trasversali fra queste), diffondere una adeguata informazione, garantire strutture per la sosta delle biciclette in spazi pubblici e privati.
Potenziando l’Ufficio mobilità elementare ed alternativa, ed utilizzando appropriatamente il mobility manager delle grandi aziende possono essere sperimentate forme quali il car pooling, il car sharing, il taxi collettivo.
Per la sosta, si devono realizzare parcheggi scambiatori periferici, gratuiti per lavoratori e pendolari, interconnessi con il trasporto pubblico, evitare la proliferazione di parcheggi al limitare del centro storico, che diventano fatalmente grandi attrattori di traffico, incrementare invece parcheggi pertinenziali anche di piccole dimensioni. Deve essere chiusa l’esperienza della Firenze parcheggi, che ha di fatto realizzato una commercializzazione indiscriminata del suolo pubblico, e rivedere la politica tariffaria: confermando la progressività della tariffa all’avvicinarsi al centro della città, ma lasciando gratuite le fasce residenziali esterne, tranne che in casi di particolare concentrazione di esercizi commerciali o servizi di vario genere, ed inoltre prevedendo la gratuità per lavoratori e particolari fasce di utenti.
La distribuzione delle merci all’interno del tessuto cittadino deve essere organizzata secondo un piano di “rifornimenti intelligenti” che utilizzi centri di raccolta e navette ecologiche, in particolare per il centro storico, ma anche a livello cittadino e metropolitano.
La ZTL va consolidata con un maggior controllo degli accessi e una verifica della disposizione delle porte telematiche che non penalizzi però, anche da un punto di vista economico, i residenti; incrementando isole pedonali anche limitate e puntuali.
Il nodo fiorentino dell’Alta Velocità deve essere risolto con un passaggio in superficie, evitando il devastante impatto ambientale del sottoattraversamento, e con un notevole risparmio di risorse che vanno ricontrattate per l’attivazione da subito di un servizio ferroviario metropolitano di superficie, regolare e cadenzato, con l’istituzione di nuove fermate nelle stazioni metropolitane esistenti (in particolare Castello e Rovezzano) collegate con parcheggi scambiatori e bus navette.
La gestione dei cantieri che si apriranno in città nei prossimi anni deve essere fatta in modo trasparente e partecipato per ridurre i disagi, così come la definizione dei progetti definitivi della tramvia, che deve inserirsi in maniera leggera ed integrata nello spazio pubblico della strada, e non come ennesimo fattore di cesura e difficoltà.
La situazione dell’inquinamento atmosferico è drammatica; per rientrare nei nuovi limiti in materia previsti a livello europeo sono necessari provvedimenti drastici sulla limitazione di circolazione dei veicoli più inquinanti (vedi anche “rifornimenti intelligenti), incentivando l’acquisto di veicoli a zero emissioni, pur mantenendo la priorità della riduzione del traffico veicolare privato. Per affrontare il problema del rumore è indispensabile la progettazione e l’applicazione di un Piano di risanamento acustico comunale, che preveda interventi come riasfaltature fonoassorbenti, barriere antirumore, rallentatori della velocità.
Troppi incidenti, anche mortali e con feriti seri, avvengono sulle strade di Firenze. Occorre intervenire con opere concrete (dissuasori e rallentatori di velocità, passaggi pedonali rialzati) e con un controllo da parte della polizia municipale, che deve tornare ad essere legata "naturalmente" all'assessorato alla mobilità prioritariamente rivolto a contrastare comportamenti che mettano a rischio gli utenti più vulnerabili, pedoni e ciclisti. Tutelare la mobilità dei soggetti più esposti, bambini, anziani, disabili, pedoni, ciclisti, è un dovere inderogabile. Occorre aumentare i percorsi sicuri casa - scuola, i passaggi pedonali protetti, estendere la segnaletica acustica, razionalizzare e proteggere scivoli e aree protette di salita discesa dei disabili dai mezzi pubblici.
Nessun intervento di potenziamento o di ampliamento strutturale dell'aeroporto può essere praticata: la dimensione dell'aeroporto di Firenze, per la sua localizzazione e le sue caratteristiche non può che rimanere quella attuale, subordinatamente al rispetto di precisi parametri ambientali e delle fasce orarie di utilizzo. E' opportuno migliorare ulteriormente l'interconnessione ferroviaria con l'areoporto di Pisa, che può essere raggiunto dal centro di Firenze direttamente con navette cadenzate in un tempo inferiore a quello di collegamento dei principali areoporti europei con le relative città (Parigi - Charles De Gaulle, Londra - Heatrhow)





Gestione dei rifiuti
La provincia di Firenze è una delle più inquinate della Toscana, e pertanto necessita di efficaci politiche di risanamento tramite una riduzione consistente delle emissioni inquinanti anche nel settore dei rifiuti. Puntare ad una strategia “rifiuti zero” non è un’utopia, molti nel mondo lo stanno già facendo (ad esempio Canberra, Toronto, San Francisco) attraverso politiche di riduzione dei rifiuti e di massima espansione della differenziazione e del riciclaggio.
Tali politiche devono prevedere:
informazione e formazione – ogni soggetto deve poter disporre degli strumenti per essere consapevole delle conseguenze del proprio comportamento
incremento della raccolta differenziata, estendendola al centro storico: con particolare attenzione alla differenziazione secco/umido, alla raccolta porta a porta, e all’autocompostaggio non solo nelle aree agricole ma in tutte le aree verdi private urbane.
riduzione dei rifiuti solidi urbani agendo in particolar modo sul ciclo di produzione e distribuzione delle merci (chiusura dei cicli industriali, accordi con la grande distribuzione finalizzati alla riduzione degli imballaggi). Occorre anche disassimilare tutti quei rifiuti il cui ciclo può essere chiuso.
riduzione dei rifiuti speciali e pericolosi agendo sul mondo della produzione, con l’introduzione di cicli di produzione a più alta efficacia ed efficienza, finalizzati a creare più merci a marchio ecolabel; e stimolando l’uso della borsa telematica del recupero con l’adesione della camera di commercio per la negoziazione tra le aziende, dei rifiuti recuperabili, pericolosi e non, i beni a fine vita, i materiali derivanti da precedenti attività di recupero.
Attivazione di protocolli finalizzati alla riduzione (30%) e alla raccolta differenziata spinta (70%) in tempi brevi (2009) con specifici settori e categorie economiche, che coinvolgano direttamente, tramite la partecipazione, la responsabilizzazione e la gratificazione, sia i dipendenti che i fruitori: il comune di Firenze in tutte le sue sedi; il settore alberghiero, commerciale, produttivo.
Passaggio da tassa a tariffa ( per legge avverrà nel 2005), premiando chi produce meno rifiuti e differenzia di più, così da incentivare una riduzione della produzione di rifiuti; istituzione di modalità accessibili per il conferimento diretto di rifiuti differenziati (isole ecologiche), con meccanismi premianti per chi li utilizza.
L’applicazione concertata e partecipata delle suddette politiche virtuose può ridurre il conferimento in discarica ad un residuale 10-20%, e rende non più necessario il ricorso all’incenerimento, che non è la soluzione del problema.
La costruzione di nuovi inceneritori infatti deve essere evitata, perché gli inceneritori sono inquinanti, sono costosi, sono sistemi rigidi, disincentivano qualsiasi politica di riduzione, raccolta differenziata e riciclaggio, perché hanno bisogno di bruciare una grande quantità di rifiuti per essere economicamente vantaggiosi.
Bisogna quindi investire risorse su metodi alternativi di gestione dei rifiuti, cioè su strategie che puntino, in un tempo determinato, alla riduzione progressiva del conferimento in discarica ("zero rifiuti") e non facciano più ricorso all'incenerimento.


Sostenibilità ambientale
I problemi ambientali di Firenze richiedono risposte immediate che siano compatibili con una visione globale e integrata di sviluppo sostenibile. Il comune deve disporre di un sistema informativo partecipato sullo stato dell’ambiente a Firenze, continuamente aggiornato e facilmente accessibile ai cittadini. Il monitoraggio ambientale deve essere intensificato e gestito in modo partecipato, scegliendo indicatori ambientali e coinvolgendo associazioni e scuole. Devono essere costruiti dei forum tematici ambientali sui principali problemi, ”Forum Agenda 21 Locali”, con la partecipazione dei/delle cittadini/e e in particolare delle associazioni ambientaliste. Il metodo dell’impronta ecologica deve essere utilizzato e diffuso sia come strumento di valutazione dell’impatto delle politiche locali e dei comportamenti individuali, che come efficace strumento informativo ed educativo. Il comune deve farsi promotore di programmi di informazione ed educazione permanente ambientale. Per le emergenze ambientali il comune deve redigere dei piani di intervento che tengano conto dei gruppi più vulnerabili, per età o per condizione sociale ed economica, o per localizzazione geografica: piani di protezione civile per rischio idraulico da corsi d’acqua minori e piani di protezione sanitaria per episodi acuti di inquinamento atmosferico da ozono e da polveri fini.
Il verde in ambiente urbano deve essere considerato presidio ambientale e sanitario indispensabile, e come tale deve essere in ogni modo tutelato e valorizzato, per mantenerlo ed accrescerlo, e con l’obiettivo di creare un sistema interconnesso di aree verdi e corridoi ecologici (a partire dalle aree fluviali) anche di piccole dimensioni, piuttosto che episodi isolati e residuali.
Alberature – E’ importante prevedere una forte politica di impianto di nuovi alberi non solo per rimpiazzare quelli tagliati in questi anni ma anche per una nuova politica ambientale. Infatti le piante nelle città svolgono un importante ruolo nel contrastare l'inquinamento atmosferico, termico e chimico. Gli alberi, attraverso la traspirazione delle foglie, sono capaci di abbassare la temperatura, rallentando la formazione di ozono; costituiscono un importante filtro, rimuovendo dall'atmosfera, le polveri fini; assorbono l'anidride carbonica contribuendo a contenere le conseguenze dell'effetto serra.
Verde urbano – Salvaguardia delle aree agricole rimaste, favorendo la coltivazione biologica – Protezione e riqualificazione delle aree a verde urbano e dei parchi. Impedire la totale cementificazione delle aree non ancora costruite.
Firenze ha una quantità di verde pubblico insufficiente per le necessità della popolazione.
Incrementare e potenziare le aree a verde pubblico nelle periferie e nel Centro storico recuperando in parte alcune aree in via di dismissione che si stanno liberando in varie zone della città
Maggiore impegno anche finanziario per la manutenzione e restauro del verde esistente, coinvolgendo anche in fase decisionale le strutture amministrative decentrate e i/le cittadini/e, in modo che si facciano parte attiva in questo importante settore di intervento
Clima – Un contributo locale alla riduzione dei gas serra può venire ancora dalla politica a favore delle alberature. In questo senso è opportuna l’incremento dell’esistente e la realizzazione di nuovi parchi urbani.
Contro i rischi del riscaldamento globale proponiamo che il comune di Firenze aderisca al progetto del WWF e di Cittadinanzattiva denominato “Banca del clima”, per la riduzione dei gas ad effetto serra sul territorio comunale. Dichiariamo Firenze “città amica della terra”.
Acqua – Consideriamo l’accesso all’acqua diritto imprescindibile di tutti i cittadini, e tutte le fasi di gestione della risorsa devono essere improntate a questo principio: partecipazione alla gestione integrata del bacino dell’Arno; gestione equa e sostenibile dell’acqua in tutto il suo ciclo (prelievi, potabilizzazione, consumi, scarichi e acque reflue); adesione ai principi del forum mondiale alternativo dell’acqua.
Inquinamento elettromagnetico – Dobbiamo prevedere un piano di localizzazione delle antenne per la telefonia mobile e ripetitori radio e tv elaborato sulla base del principio di sostenibilità, e a partire da questo operare un controllo e monitoraggio costante degli impianti.
Prodotti chimici – Gestione e controllo integrato dei cicli di vita dei prodotti inquinanti, con particolare riferimento ai prodotti tossici e nocivi. Collaborazione con le ASL e con l’ARPAT per interventi di medicina preventiva. Mappatura delle attività produttive a rischio.
Animali in città – Sostegno alla campagna di informazione contro i bocconi avvelenati; promozione di emendamenti migliorativi per gli animali al Regolamento comunale sulla tutela degli animali; ampliamento dell’organico preposto al controllo sulle segnalazioni di maltrattamento; promozione di una campagna contro l’abbandono e il randagismo e a favore delle adozioni responsabili; promozione di iniziative di sensibilizzazione ed educazione in collaborazione con le associazioni animaliste presenti e attive sul territorio comunale.
Educazione ambientale: promuovere iniziative di sensibilizzazione ed educazione ambientale, mirate ad aumentare la consapevolezza delle responsabilità individuali nella situazione ambientale nei paesi industrializzati e sui paesi impoveriti. Tali attività dovranno essere realizzate in coordinamento con le scuole, gli organi pubblici e privati di tutela ambientale, circoli culturali, associazioni, ecc.


TURISMO SOSTENIBILE
Il turismo rappresenta per Firenze una importante opportunità di crescita culturale ed economica, ma per non creare distorsioni e disequilibri nel tessuto sociale, urbano ed ambientale della città deve essere gestito in modo che si contrapponga a una vuota “città vetrina”, da consumare ed appesantire anche ambientalmente (rifiuti, consumo delle risorse, inquinamento) in maniera insostenibile, ma che sia invece opportunità di rivitalizzazione sociale e culturale sia del centro storico come delle periferie.
E’ necessario operare un attento controllo sulle destinazioni d’uso degli edifici e sulla loro modalità di gestione in particolare nel centro storico: blocco delle licenze alberghiere, di bed and breakfast e di affittacamere fino a completo monitoraggio della situazione dell’offerta di posti letto, e riapertura graduale secondo effettiva necessità e sostenibilità della crescita degli afflussi; agevolazioni, anche con politiche di convenzionamento per praticare affitti calmierati, per la reintroduzione di negozi di vicinato e artigianato tipico e di qualità; prevedere una precisa normativa che riguardi insegne, vetrine e pubblicità.
Per quanto riguarda l’accesso alla città del turismo di massa, dobbiamo prevedere un sistema di parcheggi scambiatori integrato con la tramvia e/o la ferrovia metropolitana, con servizi adeguati all’utenza (anziani, portatori di handicap), e realizzare un’area attrezzata per camper in un’area verde periferica adeguata.
L’offerta turistico – culturale di Firenze è ricchissima, dobbiamo sviluppare la diffusione dell’esplorazione turistica oltre il centro storico, valorizzando i centri storici minori, i tanti episodi storici, artistici ed architettonici decentrati e diffusi sul territorio, così come sviluppare e incrementare, anche in collaborazione con le guide turistiche autorizzate opportunamente organizzate, itinerari tematici (la città degli artigiani, della scienza, dell'alluvione, della musica) ed anche specifici per interesse e categorie di utenti (ad esempio i bambini); dobbiamo garantire in tutti i casi in cui sia possibile l’abbattimento delle barriere architettoniche per l’accesso a musei, luoghi di culto e siti di interesse artistico culturale.
Il turismo per quanto possibile va destagionalizzato anche attraverso la realizzazione di eventi di richiamo nei periodi di minor affluenza, con particolare attenzione al turismo scolastico, per il quale possono essere promossi gemellaggi tra scuole e ospitalità in famiglia, e di studio.
E’ necessario operare una attenta vigilanza sui prezzi, in modo che la richiesta turistica non consenta un abuso nei confronti del residente come del turista stesso.
Possiamo incentivare la creazione di un marchio “turismo sostenibile” per tutti gli esercizi che si impegnano a contenere i consumi idrici ed energetici, le emissioni in atmosfera, a ridurre e differenziare i rifiuti, a fare acquisti ecologici, a scegliere e gestire correttamente gli impianti, a rispettare le normative previste dai contratti nazionali di lavoro.
E’ da prevedere la messa in rete di tutti i servizi, in collaborazione anche con provincia e regione, per incentivare una distribuzione del turismo anche in strutture alternative diffuse sul territorio, per decongestionare la città e favorire un turismo sempre più consapevole e diversificato.


FIRENZE CITTA’ DELLE CULTURE

Firenze non è solo un grande patrimonio di arte e di cultura, che occorre tutelare, valorizzare, liberare dal dominio commerciale e difendere dalle privatizzazioni, ma deve essere anche una città capace di favorire una produzione culturale contemporanea diffusa e democratica, attenta tanto alla conservazione attiva dei beni culturali quanto allo sviluppo di forme nuove e di mezzi alternativi di comunicazione e alle culture giovanili.

Firenze città della cultura
E’ necessario superare la sola dimensione commerciale e turistica della città incentivando l’elaborazione culturale contemporanea come pratica democratica diffusa e sostenendo la fruizione pubblica dei beni culturali in opposizione alla loro progressiva privatizzazione che sottende una concezione produttivistica e mercantile della cultura. In questo senso sarà necessario rilanciare la proposta culturale della città, coniugando e intrecciando, con proposte alte e in modo attivo e qualificato tutta la ricchezza della tradizione con l’elaborazione contemporanea. Sarà dunque fondamentale sostenere e potenziare tutto quanto nasce e si sviluppa come momento di ricerca, sia nel settore della conservazione quanto in quello della progettazione.
Per sostenere l’espressione e la conoscenza di attività artistiche contemporanee è necessaria l’istituzione di un Centro espositivo che sia stimolante polo di riferimento culturale con proposte nazionali e internazionali e insieme laboratorio culturale per i giovani artisti. In questo senso il completamento delle opere e i criteri per la futura gestione del complesso “ex meccanotessile” devono essere ridefiniti sulla base di un’ampia discussione che coinvolga il più largo numero di produttori e operatori culturali, anche di livello internazionale, oltre alle associazioni e i cittadini interessati.
La produzione culturale, nei suoi legami anche sociali, dovrà inoltre essere sostenuta e incoraggiata destinando a questa funzione spazi in tutti i quartieri. Al fine di promuovere e sostenere le offerte culturali si darà vita ad una struttura di coordinamento di livello metropolitano, che avrà tra le sue funzioni anche quella di fornire uno sportello telematico organico e di facile leggibilità a sostegno sia dei fruitori sia dei soggetti e gruppi locali che producono cultura. Il carattere multiculturale che la città sta rapidamente acquistando va valorizzato e incanalato nella direzione virtuosa della reciproca conoscenza e interazione e dello scambio culturale, con l’istituzione – a lungo progettata e mai realizzata – di una Casa dei popoli e delle culture nella quale trovino posto sia attrezzature per la diffusione culturale (una biblioteca, una videoteca, ecc.), sia spazi di socializzazione per incontri e scambi.
Devono essere incentivati e promossi spettacoli e performances degli artisti di strada, anche coinvolgendo le comunità di immigrati. Deve essere promossa la produzione artistica giovanile in collaborazione con l’accademia delle Belle Arti, i Licei artistici, l’Istituto d’Arte.
La gratuità della cultura va in ogni caso difesa. L’amministrazione comunale, ad esempio, dovrà fare tutto quanto in suo potere perché la direttiva europea sul pagamento del ticket per il prestito dei libri non venga applicata alle biblioteche comunali e di quartiere.


Sviluppo scientifico e tecnologico
A Firenze esiste una importante tradizione di cultura scientifica e una realtà produttiva tecnologica ben radicate nel tessuto cittadino e nel comprensorio dei comuni limitrofi, che fanno capo a istituzioni universitarie, una rete museale di rilievo, centri di ricerca e aziende grandi, medie e piccole. E’ un insieme di competenze, conoscenze ed imprenditorialità che deve essere valorizzato e coinvolto, più e meglio di quando fatto finora, per promuovere una diversificazione delle linee di ricerca e delle attività economiche locali, essenziale per almeno due motivi: favorire lo sviluppo e le applicazioni delle nuove tecnologie (obiettivo irrinunciabile nella società della conoscenza) e creare le condizioni per un più equilibrato rapporto fra le diverse realtà economiche locali (anche per ridurre gli impatti sociali di periodiche e temporanee crisi di settori).
Molte delle iniziative di stretta pertinenza delle amministrazioni locali riguardanti la qualità della vita, lo sviluppo sostenibile, la mobilità, coinvolgono direttamente il tessuto tecnologico e produttivo e contemporaneamente richiedono approcci totalmente innovativi; in tutti questi ambiti, anche se ovviamente l'amministrazione comunale rappresenta solo uno degli attori e forse non il principale, tuttavia può costituire una fondamentale fonte di stimolo promuovendo studi e progetti pilota, e adoperandosi ad identificare ambiti di reale applicazione dei prodotti di tali attività, strategicamente in stretto rapporto e collaborazione con un ambito territoriale sovracomunale.

A diverso livello di intervento si possono individuare alcuni punti qualificanti:
&Mac183; L'adozione estensiva di nuove tecnologie nello specifico ambito dell'e-government come strumento di informazione e partecipazione alle scelte di gestione della città che devono essere sempre più trasparenti. Le nuove tecnologie vanno usate in modo ‘consapevole’, non solo per i problemi connessi a potenziali effetti nocivi sulla salute, ma anche per le implicazioni che possono avere riguardo a fondamentali diritti di libertà individuale e privacy. L’uso consapevole delle nuove tecnologie non significa rifiutarle, ma piuttosto fare emergere richieste pressanti e irrinunciabili da parte dei cittadini per nuove tecnologie intrinsecamente rispettose di questi diritti fondamentali.
&Mac183; La promozione, anche attraverso le aziende dei servizi, dello studio e dell'adozione di tecniche di gestione integrata del sistema di trasporti, basato sui principi della mobilità sostenibile, e che renda realmente competitivo per efficienza ed economicità il servizio pubblico rispetto al trasporto privato.
&Mac183; La promozione di tecniche di gestione energetica finalizzata ad un uso ottimale delle risorse, ovvero alla minimizzazione dei consumi e dell'impatto ambientale, anche attraverso incentivi per l'adeguamento energetico del patrimonio edilizio.


Firenze per una politica scolastica alternativa

L’amministrazione comunale deve essere portatrice degli interessi generali della nostra comunità locale e interpretare quindi l’esigenza di una scuola statale, democratica, laica, alternativa rispetto al progetto del governo. Il terreno concreto di iniziativa deve essere una politica di sostegno all’autonomia scolastica che valorizzi la partecipazione democratica al governo della scuola, e non alimenti la competitività tra le singole scuole. L’amministrazione deve incentivare la formazione di reti di scuole che possano insieme definire progetti di natura didattica e di utilizzo comune di risorse e mezzi. Deve sviluppare, insieme al personale della scuola, agli studenti, ai genitori e cittadini, una politica scolastica alternativa a quella governativa che è volta a mettere in discussione il ruolo istituzionale della scuola statale. Deve adoperarsi a garantire il diritto alla studio per tutte le fasce d’età, ostacolando la riduzione dell’offerta dovuta ai tagli del governo. Deve potenziare le attività in parte già presenti sul territorio (assistenza ai disabili; alfabetizzazione e politiche di integrazione per gli studenti stranieri; iniziative contro la dispersione scolastica; formazione diffusa in tutto l'arco della vita, prolungamento dell’orario dell’asilo nido), ponendo attenzione alla trasparenza nel reclutamento degli operatori e alla valorizzazione della loro professionalità anche attraverso un equo riconoscimento economico. Deve potenziare un servizio di asili nido che risponda alle esigenze delle famiglie ma anche ai bisogni emotivi e psicologici dei bambini (valorizzazione della funzione educativa e continuità con la scuola dell’infanzia). Deve sostenere la generalizzazione dell'offerta della scuola dell'infanzia e garantire a tutti i bambini un progetto educativo organico, contrastando quegli interventi che tendono a trasformarla in un servizio a domanda individuale che la fa regredire a logiche di custodia e di assistenza. Deve favorire l’integrazione fra formazione ed istruzione professionale mediante progetti che coinvolgano le strutture comunali esistenti (Centri per la Formazione Professionale e ITI – IPIA Leonardo da’ Vinci). Deve agevolare il mondo degli studenti universitari e delle scuole medie superiori attraverso azioni molto concrete quali: spazi dedicati ad iniziative culturali e sociali promosse dagli studenti, un organo consiliare dedicato agli studenti sul modello delle Consulta Provinciale, interventi per calmierare gli affitti in città; potenziamento della rete dei servizi (trasporti, biblioteche, orientamento); una carta che agevoli l’accesso ai servizi della città.
Una particolare attenzione deve essere posta nei rapporti fra Firenze e la sua Università: la popolazione universitaria è parte considerevole della città, e va stimolato un maggior coinvolgimento reciproco: un luogo di produzione di cultura e di saperi che devono essere messi in condizione di interagire e produrre contaminazioni con il tessuto sociale. Per questo va progettato insieme con l’università nel suo complesso (docenti, ricercatori, lavoratori, studenti) iniziative e collaborazioni strutturali che rendano visibile e proficua la presenza universitaria in città, operando una reciproca apertura, anche degli spazi (ad esempio spazi di studio e biblioteche aperte anche la sera come in molte città europee, diffusione e fruizione aperta di risultati della produzione culturale e scientifica, spazi di socializzazione e aggregazione giovanile fuori dai circuiti mercificati). Riteniamo anche che le numerose convenzioni e consulenze che vengono stipulate con il mondo della ricerca debbano essere inserite in un quadro organico di collaborazione che tuteli la qualità della ricerca e i diritti dei ricercatori, spesso non garantiti in una dimensione di precarietà.


FIRENZE CITTA’ ETICA, EQUA E SOLIDALE

CONSUMO CRITICO
Il consumismo sfrenato e lo sviluppo inteso solo come crescita quantitativa stanno creando danni irreversibili al pianeta. Proponiamo la costruzione di alleanze strategiche tra Firenze e le città del sud del mondo, basate sui principi della democrazia e della partecipazione, per un radicale riequilibrio dei rapporti tra produttori e consumatori, caratterizzando così una nuova stagione di gemellaggi.
E’ necessario ed urgente affrontare il nostro consumo quotidiano con spirito critico e consapevolezza. Il nostro obiettivo è che, attraverso opportune iniziative di informazione e promozione, il consumo critico passi dalla fase di testimonianza individuale ad una fase di pratica di massa generalizzata. Perché i cittadini possano adottare pratiche etiche e consapevoli è innanzitutto necessaria una adeguata e diffusa informazione, che l’amministrazione può promuovere in prima persona o sostenendo le attività di formazione e informazione promosse da associazioni o gruppi di cittadini e cittadine. Iniziative adeguate sono inoltre: la promozione di un marchio made in Florence sociale e solidale che contempli una certificazione sociale ed eco-compatibile; la promozione di progetti di cooperazione decentrata con i paesi in via di sviluppo; sostegno alle cooperative delle donne dei paesi del sud, nelle cui mani poggia l’economia di interi paesi, supportando l’inserimento di queste iniziative economiche collettive nei circuiti del commercio equo e solidale; il sostegno ad esperienze e iniziative per facilitare e rendere più efficaci scelte di acquisto consapevoli e sostenibili (per esempio Gruppi di Acquisto Solidale, Banche del tempo, Banche etiche, commercio equo e solidale); l’introduzione nei regolamenti comunali di norme che limitino l’impatto e gli sprechi ambientali; l’adozione di politiche fiscali e tariffarie che favoriscano il consumo critico e consapevole; il sostegno alla ricerca scientifica in campo ambientale, per lo sviluppo sostenibile e per la cooperazione con i paesi del sud del mondo. E’ cruciale, poi, modificare radicalmente piano della distribuzione attuando una moratoria per la creazione di nuovi punti vendita della grande distribuzione, favorendo la nascita di centri socio-commerciali naturali, e per contro frenando la sparizione dei piccoli negozi e delle botteghe artigiane, favorendo la permanenza dei mercati rionali aperti anche a prodotti tipici di altri paesi in collaborazione con le comunità di immigrati. Infine, intendiamo favorire la nascita di progetti innovativi come la sostituzione dei prodotti delle macchinette distributrici di bevande e merende, l’introduzione del progetto «ultimo minuto» o dell’ «invenduto» per la distribuzione gratuita della distribuzione gratuita di prodotti alimentari freschi.





Economia etica e solidale
Il tessuto imprenditoriale fiorentino è costituito per lo più da piccole e medie imprese, ma soprattutto da quelle che vengono definite micro-imprese. Le politiche economiche internazionali di questi anni non favoriscono certo questo tipo di tessuto. Prima di tutto per il diffondersi dell’esternalizzazione di alcune fasi di produzione in paesi terzi (come la Cina, la Romania, l’India) per abbassare i costi di produzione (grazie allo sfruttamento di salari bassissimi o nulli e la mancanza totale di riconoscimenti dei diritti, allo sfruttamento di risorse primarie, etc..) e competere con le altre imprese a livello internazionale. Inoltre il processo di globalizzazione porterà alla fine delle micro-imprese che non si saranno assoggettate alle multinazionali (sia perché non ce la fanno a competere sia perché non hanno più credibilità sul mercato). Questo avrà come conseguenza la sparizione del made in Italy (almeno nel suo significato originario) e dell’artigianato.
Ecco quindi che i diversi fenomeni che si incrociano (esternalizzazione, disgregazione, sfruttamento, degrado, competizione, sparizione delle micro e piccole e medie imprese) ci spingono sempre più verso i monopoli globali, facendo accumulare la ricchezza di tutto il pianeta nelle mani di una oligarchia economica sempre più ristretta e potente.
In questo contesto vanno quindi attuate contemporaneamente due tipologie di politiche. Una di tamponamento e una di cambiamento.

Innanzitutto una politica economica che freni immediatamente i fenomeni dell’esternalizzazione e dello sfruttamento delle risorse:
- stimolando e favorendo le imprese che si certificano per la responsabilità sociale, attraverso la creazione di strumenti per l’informazione;
- creando degli strumenti di supporto: organizzativi (potrebbero essere dei consorzi su base geografica, uno per quartiere); finanziari (bandi, agevolazioni, etc..) o di promozione (creazione di eventi di promozione delle imprese certificate);
- estendendo la responsabilità sociale anche alle imprese italiane ma soprattutto a quelle estere che operano con quelle fiorentine. (Questo per garantire che nella catena del valore il processo lavorativo sia tutto corretto e non basato sullo sfruttamento).

La seconda linea politica da avviare è favorire la nascita di un nuovo sistema economico basato sui principi di solidarietà, stili di vita sobria e consumo critico. Questo cambiamento deve avvenire dunque anche a livello del tessuto economico operante sul territorio e quindi attraverso l’attivazione di una rete economica solidale, che significa:
- nuove relazioni tra i soggetti economici basate su principi di reciprocità e cooperazione;
- giustizia e rispetto delle persone e dell’ambiente;
- partecipazione democratica;
- impegno nell’economia locale e rapporto attivo col territorio (partecipazione a progetti locali);
- disponibilità ad entrare in relazione con le altre realtà dell’economia solidale condividendo un percorso comune;
- impiego degli utili per scopi sociali.
In particolare per l’attivazione della rete economica solidale è importante la costruzione dei “distretti di economia solidale” (laboratori di sperimentazione civica, economica e sociale), come modello contrapposto a quello neoliberista. I distretti si fanno quindi promotori e portatori dei principi dell’economia solidale. Dei distretti fanno parte tutte le realtà coinvolte: le imprese dell’economia solidale, i suoi consumatori, i suoi lavoratori, gli enti locali che intendono favorire questa linea politica, le associazioni e i centri di ricerca che operano nell’economia solidale. Gli obiettivi sono: utilizzo prioritario di beni e servizi forniti dal distretto, utilizzo degli utili nelle imprese che fanno parte del distretto, promozione e diffusione della cultura solidale, stili di vita sobria e consumo critico.

L’amministrazione comunale deve quindi favorire l’attivazione della rete economica solidale e la formazione dei distretti di economia solidale, attraverso:
- l’agevolazione e il coinvolgimento di soggetti economici e loro associazioni;
- sostenere le attività di mappatura del territorio, reticolazione e attivazione di servizi comuni;
- facendosi garante e mediando la nascita di progetti all’interno della rete di economia solidale;
- utilizzando beni e servizi provenienti dalla rete e dai distretti di economia solidale;
- praticando e promuovendo cultura e informazione;
- facilitando l’accesso a strutture e luoghi in cui praticare l’economia solidale.


LA CITTA’ DEI DIRITTI


La casa è un diritto
E’ necessaria una politica sociale della casa, recuperando il ruolo fondamentale dell’iniziativa pubblica, per garantire una soluzione abitativa ai ceti sociali con redditi medio bassi così come alle nuove povertà, ai senza tetto, ai giovani, agli immigrati, agli studenti fuori sede, anche attraverso la sperimentazione di nuove politiche abitative, attivando anche delle politiche tributarie che penalizzino le speculazioni del mercato dell’affitto da parte dei privati.

La residenzialità nel centro storico deve essere difesa ed incentivata, con misure che tutelino gli utenti più deboli nei confronti degli interessi speculativi, e con una disciplina delle destinazioni d’uso che non consenta il passaggio da destinazione residenziale ad altra destinazione.
Studiare forme di finanziamento agevolato per l’accesso all’acquisto della prima casa da parte di singles o giovani coppie o famiglie monoreddito.
Riteniamo importante incentivare le sperimentazioni di forme innovative di intervento, quali ad esempio il recupero autorganizzato (previsto nella proposta di Programma Regionale attualmente in approvazione), che potrebbe essere applicato nei casi di recupero a fini abitativi di immobili dismessi di proprietà sia pubblica che privata, ed essere utilizzato da soggetti che tradizionalmente hanno difficoltà ad accedere ai canali usuali del sostegno pubblico (cooperative indivise di giovani, immigrati, precari, ecc.).
Riguardo al patrimonio abitativo comunale dobbiamo procedere al blocco delle cessioni di alloggi suscettibili di utilizzo abitativo per consolidare un patrimonio da utilizzare per locazioni a canoni calmierati.
Si dovranno studiare e proporre alle amministrazioni competenti nuovi criteri di valutazione per la costituzione di graduatorie per l’accesso agli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, tali da recepire le necessità ed i disagi emergenti dalle attuali realtà sociali.
Si dovranno prevedere procedure d’ufficio che garantiscano una soluzione abitativa per i casi individuati dal servizio sociale riguardo ad eventuali procedure di sfratto per morosità.
Casa spa, nuovo soggetto gestore del patrimonio di edilizia pubblica, deve mantenere il carattere totalmente pubblico, senza prevedere l’ingresso di soci privati, al fine di creare le condizioni per un ritorno ad un soggetto consortile pubblico, recedendo dalla forma societaria di tipo privatistico.
Dobbiamo prevedere la presenza dei rappresentanti degli assegnatari nei processi decisionali del nuovo soggetto gestore al pari di quanto era previsto per legge per gli ATER (ex Istituti Case Popolari).
Deve essere garantita la trasparenza nella gestione economica e finanziaria, in modo da assicurare il reinvestimento dei fondi incamerati all’interno del settore dell’Edilizia Residenziale Pubblica.
Le politiche abitative comunali, nelle diverse articolazioni, dovranno essere rivolte senza discriminazioni ai cittadini, nel rispetto delle differenze di genere, colore della pelle, orientamento sessuale, e alla pluralità delle loro aggregazioni.


Democrazia di genere
Riteniamo una priorità troppo a lungo disconosciuta lo sviluppo di una autentica democrazia di genere, ed intendiamo in primo luogo sottolineare nello Statuto comunale i principi della democrazia di genere e contro le discriminazioni relative all’orientamento sessuale, etnico-razziale, religioso e di provenienza. Le politiche dell'amministrazione dovranno conformarsi a tali principi, favorire la partecipazione delle donne nei luoghi di decisione e di gestione, l'integrazione orizzontale delle pari opportunità mediante specifiche azioni mirate a garantire la presenza effettiva delle donne in tutti i livelli della vita politica, sociale, culturale ed economica della città.
Intendiamo rispettare, nella formazione della giunta, il principio secondo il quale nessun sesso può superare il 60% delle presenze.
Lo stesso principio dovrà ispirare la formazione di regolamenti vincolanti per garantire trasparenza, competenza, equilibrio della rappresentanza nelle nomine di secondo livello: enti di governo di grandi ed essenziali servizi pubblici, culturali, sociali.
Riteniamo necessaria l’istituzione di una Autorità con risorse umane ed economiche adeguate per un controllo degli effetti delle politiche locali nella vita delle donne e per verificare il reale sostegno alla loro autonomia.
Dobbiamo mettere in pratica un welfare municipale democratico ed inclusivo, che dia supporto alle donne a rischio di emarginazione; attivare politiche mirate alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne; riconoscere i diritti delle lavoratrici immigrate che si occupano della cura domiciliare; sostenere le scelte di autonomia e responsabilità delle donne immigrate con particolare attenzione all’ascolto delle proposte avanzate dalle loro associazioni.
E’ necessario promuovere azioni di sensibilizzazione e prevenzione delle mutilazioni sessuali femminili.
L’Amministrazione deve aumentare la propria partecipazione nelle azioni di supporto ai percorsi di reinserimento sociale delle donne che si trovano ad esercitare la prostituzione coatta.
Pensiamo che si debbano prevedere facilitazioni per le famiglie monoparentali in termini fiscali, di accesso ai servizi, di inserimento lavorativo.
Costruire una democrazia di genere significa coltivare una cultura del rispetto e del riconoscimento delle differenze, e pertanto riteniamo necessario istituire il registro delle unioni di fatto, etero ed omosessuali, riconoscere e sostenere pariteticamente le diverse forme di convivenza (famiglie, coppie di fatto etero ed omosessuali, altri nuclei), riconoscendo i diritti di accesso ai servizi senza discriminazioni in base agli orientamenti sessuali e alle forme di convivenza.
Riteniamo necessario che il Comune promuova , in collaborazione con l’associazionismo, campagne periodiche volte a combattere la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, così come si deve impegnare a garantire la non discriminazione nell’accesso e nello svolgimento del lavoro.
Promuovere e favorire la creazione di spazi di elaborazione interculturale delle donne, in collaborazione con le associazioni al femminile; sostenere tutte le iniziative volte a tramandare la cultura e la memoria dei gay e delle lesbiche, e le loro associazioni.


Politiche del lavoro e sostenibilità sociale

L’obiettivo che perseguiamo è favorire la cultura dell’estensione dei diritti negli ambienti di lavoro, contrastando il precariato, la flessibilità selvaggia e evitando la terziarizzazione dei servizi annessi alla pubblica amministrazione.
Le condizioni di lavoro sono fattore essenziale nella determinazione della qualità della vita: vogliamo perciò un’Amministrazione attenta e coinvolta nel sostegno all’occupazione e alla qualità del lavoro.
Ci impegniamo quindi a non utilizzare la Legge 30 (D. Leg. 276/2003) e le forme di lavoro precario ed atipico nelle assunzioni sia dell’Amministrazione comunale come delle Partecipate, almeno di quelle in cui la maggioranza del capitale sia in mano pubblica, e lavorare per estendere questo capitolato anche ai comuni dell’area metropolitana.
Intendiamo incentivare i processi di formazione, di ricerca, innovazione, tutela ambientale delle imprese del territorio, e a promuovere operazioni creditizie ‘etiche’ sia per quanto riguarda la difesa del risparmio e il sostegno ai bisogni dei/delle cittadini/e, che per investimenti imprenditoriali ambientalmente e socialmente sostenibili.
Vogliamo al contrario disincentivare la competitività basata sul ribasso dei costi, sulla precarizzazione e sull’abbattimento del costo del lavoro, e contrastare ogni forma di lavoro nero.
Occorre esercitare un controllo diretto degli appalti per garantire un reale rispetto delle normative in materia di lavoro (ed estendere questa posizione a livello politico e di denuncia anche nei settori di non diretta influenza) e costituire, a livello metropolitano, un osservatorio stabile sui temi della qualità e della sicurezza del lavoro, su iniziativa delle amministrazioni e con tutti i soggetti istituzionali e di categoria interessati. Nello specifico si può costituire un modello di riferimento nella gestione di diversi comparti produttivi, come ad esempio i cantieri edili, dove si verificano con più frequenza infortuni sul lavoro.
Analogamente ci proponiamo di istituire una commissione sulla tutela delle diversità, finalizzata a favorire nella città e sul posto di lavoro soluzioni alle contraddizioni derivanti dalla convivenza di giovani ed anziani, italiani ed extracomunitari, contratti di lavoro diversificati, difesa delle categorie più deboli e mantenimento dei diritti delle altre.
Riteniamo importante costituire un tavolo permanente partecipato da Associazioni ambientaliste, Enti locali e Centri di ricerca per lo studio di tutti quei settori (energia, materiali, trasporti, agricoltura) che, nel pieno rispetto dei principi della sostenibilità, possano il promuovere lo sviluppo dell’area metropolitana fiorentina anche in termini di posti di lavoro.


Beni e servizi pubblici
La città che vogliamo deve garantire i diritti fondamentali di tutti i suoi abitanti. E’ allora necessario reinventare e rafforzare il ruolo del pubblico nella gestione e nell’erogazione dei servizi e dei beni di primaria importanza, che non devono in alcun modo venir trasformati in bisogni a domanda individuale, cioè ridotti a merci e in quanto tali soggetti alle sole logiche del mercato.
E’ necessaria un’assunzione di nuove responsabilità nella gestione diretta dei servizi, in quanto le cosiddette funzioni di indirizzo e controllo che dovevano comunque rimanere in mano pubblica, oltre ad essere state poco e mal esercitate, si sono dimostrate insufficienti alla luce del progressivo peggioramento dei diversi servizi privatizzati, e non solo a Firenze, in termini sia economici sia di qualità.
E’ possibile sperimentare un nuovo “modello” di gestione del servizio pubblico: il “pubblico partecipato” basato sulla valorizzazione del lavoro e dei lavoratori, sulla centralità dei consigli elettivi - oggi sempre più espropriati di reali poteri - e sulla attivazione di nuove forme di partecipazione dei cittadini e delle cittadine alle scelte (si pensi ai “parlamenti dell’acqua” per quanto concerne il ciclo idrico integrato).
Il nuovo modello non deve riguardare solo istruzione, salute, assistenza, acqua, alloggio, verde pubblico: deve riguardare anche la gestione di importanti servizi pubblici rivolti all’intera collettività, quali il trasporto pubblico locale, l’igiene urbana, e l’energia: servizi fondamentali che non incidono solo sulla vita quotidiana di ciascuno, ma hanno anche un’enorme ricaduta sull’ambiente nel suo complesso.
Devono quindi essere interrotti i processi di privatizzazione ed esternalizzazione di beni e servizi, così come i processi di precarizzazione del lavoro (contratti “flessibili”, interinali, co.co.co). Occorre sospendere i percorsi di ricapitalizzazione con ingresso di soci privati nei casi di Società per Azioni già costituitesi (Publiacqua e Casa SpA).
Deve essere invece valutata la possibilità di ripublicizzare le aziende privatizzate.
Riteniamo importante fare alcuni esempi:
L’acqua fonte di vita insostituibile per l’ecosistema è un bene comune dell’umanità che appartiene a tutti gli abitanti della terra e l’accesso all’acqua è un diritto inalienabile individuale e collettivo. Ci opponiamo a tutti i tentativi di mercificazione e privatizzazione dell’acqua la cui proprietà e gestione deve invece essere pubblica, equa e solidale.
Aderiamo alla proposta di Contratto Mondiale sull’acqua “per il diritto all’acqua negli enti locali”, che prevede l’accesso gratuito alla quantità minima vitale calcolata in 40 litri giornalieri a persona, i cui costi devono ricadere sulla fiscalità generale, e una conseguente riforma delle tariffe che disincentivi, per scaglioni successivi, i consumi eccessivi.
Vogliamo una diminuzione dei prelievi di questa risorsa preziosa ma esauribile e per questo è necessario superare l’uso improprio dell’acqua nei cicli produttivi industriale e agricolo-industriale, incentivando circuiti duali di acqua depurata non potabile.

Il diritto alla casa è un diritto fondamentale, negato a un numero sempre crescente di famiglie fiorentine. La città perde oltre 5.000 abitanti l’anno, rendita immobiliare e speculativa sono le cause dell’impossibilità per giovani, anziani e famiglie con redditi medio/bassi di trovare una soluzione abitativa, situazione destinata ad aggravarsi nei prossimi anni.
La garanzia del diritto alla casa richiede il coordinamento di tutte le forme di intervento, compresa la sperimentazione di forme innovative (Aumento delle risorse proprie da investire nell’ERP, blocco della vendita del patrimonio residenziale comunale, sperimentazione di forme di autocostruzione e di autorecupero, ecc.).
Siamo contrari a forme privatistiche per la gestione del patrimonio residenziale pubblico e pertanto vogliamo il blocco dell’ingresso del socio privato in Casa Spa e il ritorno ad una forma consortile pubblica per la gestione di detto patrimonio.
Occorre una radicale svolta a favore del trasporto pubblico su gomma e su rotaia (in connessione con un sistema di parcheggi scambiatori convenzionati e/o gratuiti) con caratteristiche di qualità: orari certi, percorrenze veloci ed economicità dei costi.
Una gestione pubblica del trasporto locale, inteso come servizio per la collettività, può offrire garanzie rispetto ai diritti dei lavoratori e alla qualità del lavoro, rispetto alla qualità del servizio stesso, alla sicurezza e ai diritti degli utenti, ma anche rispetto alle necessarie strategie di riduzione dell’inquinamento e dei costi ambientali indotti e delle così dette “esternalità” negative: una gestione privatistica il cui fine è il profitto ha evidentemente altre priorità. Un efficace trasporto pubblico deve vedere un crescente impegno di risorse derivanti dalla fiscalità generale che recuperi ad esempio i risparmi relativi alle cure per le patologie indotte dagli effetti dell’inquinamento. Occorre dunque impedire la privatizzazione dell’Ataf, il suo frazionamento in più società prevedendo al contrario un’unica società di gestione bus-tramvie.
Le scelte di programmazione, per essere realizzate con certezza e coerenza, richiedono il controllo pubblico anche della gestione di parcheggi e soste. Oggi siamo tutti vittime di una privatizzazione selvaggia del suolo pubblico, quasi tutto a pagamento, anche intorno ai grandi centri ospedalieri come Careggi. Le multe sono diventate un vero e proprio introito consistente delle casse comunali. E’ necessario eliminare Firenze parcheggi e coordinare le politiche della sosta con le politiche della mobilità, con finalità e gestione pubblica.
La Centrale del latte è riconosciuta come fiore all’occhiello per la sua capacità di essere una realtà imprenditoriale capace di coniugare obiettivi economici con il rispetto delle vocazionalità territoriali, sviluppo di agricoltura sostenibile, buoni livelli occupazionali.
Pur essendo un servizio imprenditoriale occorre non privatizzare questa realtà proprio perché è espressione positiva del ciclo corto della produzione che salvaguardia lavoro, ambiente e qualità ecologica dei prodotti.
Le attività espositive e culturali, infine, sono ormai considerate meri servizi imprenditoriali. Anche in questo caso si debbono invece prevedere nuove forme di gestione pubblica, che non perseguano prioritariamente le ragioni del profitto ma quelle della cultura. Ciò riguarda anche le opzioni relative all’utilizzo di luoghi e spazi pubblici ormai sottratti alla cultura e alla socialità perché consegnati ad una gestione di tipo mercantile, con effetti nocivi per i residenti (traffico, inquinamento acustico, ecc.). Vogliamo ricreare luoghi pubblici di incontro, anche autogestiti da associazioni e aggregazioni locali, estranei a logiche di profitto.




Una politica “per” la sanita'
L’obiettivo di una politica per la sanità' deve saper coniugare il diritto alla salute individuale con l’equità' sociale sui diversi registri delle politiche pubbliche: una sanità' incentrata sulle persone, sostenuta dalla fiscalità' generale.

E' patrimonio comune che la tutela della salute dei cittadini interseca tutte le scelte di politica locale, le politiche dell'ambiente, della mobilità, del lavoro, della casa, non ultimo della scuola come luogo di formazione dei bambini che possano vivere la città come spazio idoneo a promuovere le loro potenzialità e la loro autonomia.
Il processo di aziendalizzazione della sanità ha trovato attuazione nella Regione Toscana attraverso l'introduzione di protocolli standardizzati (diagnosys related group), un sistema basato sulla necessità di quantificare il costo delle prestazioni sanitarie, attribuendo quindi un valore oggettivo alla prestazione medesima. Le dimissioni precoci di pazienti con forti necessità assistenziali, l'espulsione di malati cronici sono esempi delle conseguenze distorte di questo sistema.
La fase attuale evidenzia un ulteriore rischio: il progressivo ritrarsi dallo svolgimento di compiti propri della sanità pubblica, la diminuzione della disponibilità (spazi e tempo) riversa inevitabilmente molti bisogni sul privato convenzionato. Sebbene le competenze sanitarie in ambito legislativo siano attribuite alla regione, la responsabilità della garanzia della salute dei cittadini è tuttora in capo al sindaco. In questo senso il nostro impegno va nella direzione di contrastare i processi di esternalizzazione di attività sanitarie, diagnostiche-terapeutiche-riabilitative, riaffermando il principio costituzionale del diritto universale alla salute e all'assistenza sanitaria; di rifiutare il ricorso alla sanità integrativa che snaturerebbe l'impianto del SSN, e del sistema del project financing in sanità.
Sarà nostro impegno altresì chiedere che la Regione attivi forme di controllo degli obbiettivi previsti nei progressivi Piani Sanitari regionali.
Relativamente allo strumento della Società della salute riteniamo che l'autorità comunale debba esercitare la propria attività:
1. prevedendo e verificando che competenze sanitarie (gratuite per i cittadini) non vengano trasferite nell'ambito sociale (a pagamento col redditometro) riversando così sui bilanci comunali costi che devono essere a carico del SSN sostenuto dalla fiscalità generale
2. che- conseguentemente - le dimissioni ospedaliere non siano effettuate finché non sia garantita la disponibilità, ove necessaria, di condizioni assistenziali che ne consentano il trasferimento al domicilio (assistenza domiciliare integrata, infermieristica, sociale) o ad altra struttura capace di operare per il recupero delle capacità residue
3. che le disponibilità economiche siano ripartite tra ospedale e territorio nella consapevolezza che solo con efficaci servizi sul territorio si possono dare garanzie ai cittadini di permanenza al proprio domicilio.
4. impegnandosi per la tutela ed il mantenimento dei diritti dei lavoratori della sanità.
E' fondamentale che i servizi sociali siano messi in grado di conoscere i bisogni anche differenziati e particolari dei cittadini e delle cittadine (ad esempio differenti forme di disabilità o di disagio) come primo passo di una razionale organizzazione della risposta, che dovrà essere rapida e coordinata con i vari soggetti interessati.
L'attuale redditometro deve essere modificato sia in relazione al riconoscimento di maggiori spazi valutativi all'assistente sociale, sia nella direzione di una articolazione diversa a favore delle classi più deboli.
E' necessario intervenire sulla struttura operativa riqualificando il personale e dando garanzie di continuità di prestazione.
Altrettanto importante il rapporto con i soggetti esterni che operano nel settore dell'assistenza, dal volontariato alla cooperazione, al privato. Riteniamo che nei servizi alla persona debba essere garantito:
1. che l'intervento del volontariato sia aggiuntivo rispetto ai servizi offerti;
2.che il ricorso alle cooperative avvenga ponendo al centro del rapporto la garanzia della qualità del servizio, continuità degli operatori, rispetto del contratto di lavoro;
3 che il rapporto con i privati sia basato non solo sull'iniziale accreditamento ma su controlli in itinere;
4. che l'amministrazione si doti di parametri di valutazione per centri di costo per un effettivo controllo;
5. che si attivino, in tal senso, esperienze di gestione in house.
E' noto che il panorama dell'assistenza è complesso e in continuo mutamento; tuttavia si deve uscire dalla pratica della sperimentazione e recuperare a pieno il principio del diritto del cittadino a trovare risposte ai propri bisogni.
Impegni specifici nella direzione di:
- favorire la medicina multiculturale e alternativa
- riaffermare il valore sociale della cura e dare dignità professionale alle donne, sia native che straniere, a cui è affidato tradizionalmente il lavoro di cura
- vigilare sua politica etica delle multinazionali del farmaco.

Il banco di prova di una seria amministrazione sarà nella individuazione di risposte concrete, non selettive, ma tali da poter essere fruite da tutti i cittadini e le cittadine.

perchè ci candidiamo
Ornella De Zordo
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nuovo sito web lista scopri cosa abbiamo fatto sino ad oggi!!!
Bravo/a complimenti!!!! sei arrivato alla fine del Programma.